Comunicare è curare

Prendo spunto da una bella intervista del professor Guastamacchia, per la presentazione del suo ultimo libro dal titolo evocativo “Comunicare e ‘curare” . Premettendo che il professore rappresenta per più generazioni di odontoiatri un riferimento su discipline , come lui ama dire non a caso , come l’ergonomia e la comunicazione , aspetti fino a trenta anni fa considerati nella realtà dalla nostra categoria secondarie alla rivoluzione tecnica e tecnologica allora in atto , oggi come non mai affermare che comunicare e’momento di terapia soprattutto per noi odontoiatri che gli schemi comuni vogliono come i tecnici del dente mi sembra rivoluzionario .

Rivoluzionario perché viviamo oggi in una società in continua e rapida evoluzione , in cui ad esempio i capitali e la finanza anche nel nostro settore hanno fatto capolino in alcune realtà come i low cost ( più spesso in maniera fallimentare e creando per lo più nei pazienti in cura non pochi strascichi) in cui ha dominato una aggressiva temporizzazione delle terapie che deduco abbia potuto lasciare ben poco alla comunicazione.

La vera ergonomia include invece l’ascolto come parte centrale della comunicazione poiché come da sempre ripete il professore il medico e l’odontoiatra hanno un ruolo sociale e probabilmente proprio la mancanza di ascolto è al centro della maggior parte dei casi di colossale fallimento di leadership nella politica , nel mondo economico e sanitario e proprio lì si trova l’incapacità di comprendere il mondo Vuca (Volatile, Incerto , Complesso , Ambiguo ) intorno a noi .

Alcuni anni fa in uno studio pubblicato in Germania su 130 pazienti e ai loro medici , furono individuati quattro livelli di relazione medico paziente in rapporto ad un determinato evento patologico .

Il medico “meccanico “ , riparatore del difetto 

Il medico “istruttore “che impartisce il comportamento per l’esecuzione di quella terapia

Il medico “coach “che lavora sul pensiero per indurre una riflessione sulle cause fondamentali del problema 

Il medico “maieuta “che lavora sul se ‘, cioè sulla parte profonda e autentica e della nostra coscienza generando una auto trasformazione nell’interlocutore ed inducendo un vero ed autentico passaggio da patogenesi a saluto genesi attraverso una modifica nel proprio stile di vita .

È inutile dire che il 95%dei pazienti e dei medici intervistati avrebbe auspicato i livelli 3 e 4 ma sempre questa percentuale dichiarava di vedersi nei livelli 1 e 2.

Ritornando sul diritto all’ascolto che a questo punto come categoria dobbiamo vedere anche come dovere sottolinerei che questo non è da confondere col sentire ma richiede come dice Otto Sharmer (senior lecturer presso il MIT) nella sua teoria U una delle metodologie più apprezzate nel change management contemporaneo, tre aperture per coadiuvare più profondi cambiamenti: 

  • apertura della mente attraverso un ascolto “fattuale “, per vedere e ascoltare ciò che ci sta davanti attraverso la sospensione dei nostri pregiudizi 
  • apertura del cuore attraverso un ascolto “empatico “per vedere la nostra connessione con ciò che ci circonda, il dolore, la sofferenza , i problemi , così come la gioia
  • apertura della volontà attraverso un ascolto” generativo” stando proprio nel silenzio e abbandonando le nostre piccole volontà, i nostri piccoli noi stessi in favore di ciò che sta emergendo attraverso il dialogo, nel comprendere e nel superare l’esecuzione di quella prestazione.

In conclusione credo che la visione umanistica che il professor Guastamacchia ha sempre puntualizzato nella sua opera divulgatrice e formativa per molti di noi sia da raccogliere come un dono per arricchire le nostre competenze tecnico scientifiche ed evolvere anche e non solo come professionisti.

Dr. Giovanni Piras

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