All’inizio della pandemia io e i miei colleghi siamo stati costretti a chiudere lo studio per due lunghi mesi e chiamati solo a garantire le urgenze indifferibili, una situazione surreale che non avrei mai immaginato di vivere. Marzo e aprile 2020 sono stati mesi volti a capire meglio cosa stava succedendo a livello mondiale e l’inattivita’ obbligata ha costretto tutti noi a riflettere sui modi di organizzare la nostra professione in sicurezza. Io mi occupo da sempre di odontoiatria infantile e di ortodonzia e quindi i miei pazienti sono spesso molto piccoli. E’ quindi fondamentale il gioco, il rapporto di empatia che si crea con loro e tutto cio’ che negli anni ho imparato a fare tornando un po’ bambina anche io. Il mio studio era pieno di giochi in sala d’attesa, banchini per disegnare, regalini da prendere a fine visita, un calcetto con cui i bambini insieme potevano intrattenersi tra loro mentre aspettavano di fare la visita con me… DOVEVO TOGLIERE TUTTO. E mi dovevo vestire con camice monouso, cuffietta, mascherina, schermo, doppi guanti: non mi avrebbero neanche riconosciuto!
Tutto quello che era stata la mia formazione, venti anni di lavoro e di esperienza che mi avevano caratterizzato fino ad oggi, tritati dalla comparsa di un virus invisibile che mi obbligava a delle procedure e degli schermi che mi avrebbero allontanato in maniera irreparabile dai miei piccoli pazienti. Mi chiedevo: come posso instaurare una relazione cosi’ vestita? Come posso far passare messaggi verbali e non verbali con tutta questa roba addosso? Mi sentivo di aver perso tanto del mio lavoro e di quello che mi riusciva fare meglio, cioe’ giocare con loro, dar fiducia e curare divertendosi.
Con tutti questi dubbi a maggio ho riaperto il mio studio.
La sorpresa è stata imparare dai bambini la loro capacita’ di adattamento, il loro cuore, che si sente e si vede anche sotto strati di barriere.
Mi hanno accolta con divertimento, giocando come vestiti in maschera in un modo diverso dal solito ma bello ugualmente. Mi hanno fatto capire che quello che costruisce un rapporto di fiducia non scompare e che basta guardarsi negli occhi per dirsi tante cose.
Un esempio che mi ha commosso, insieme a tanti che rimarranno nel mio cuore. Una otturazione lunga vestita con tuta e casco a pressione positiva…giocavamo ad andare sulla Luna. Quando mi sono tolta tutto, una bambina tenerissima di neanche sei anni mi guarda con degli occhi dolcissimi e mi dice: “ bentornata sulla Terra!”.
Quel momento mi ha ripagato di tutta la fatica, dei pensieri, delle preoccupazioni, di tutto.